Poesia viva - Attualità
"LA MIA POESIA HA I COLORI DELLA MIA VITA"
Per fargli una sorpresa in questi giorni sono andato ad incontrare Franco, in casa sua. In quella casa ho visto Manola, già gravemente ammalata, per l'ultima volta quattro anni fa. Ora di lei non resta che un pugno di cenere.
Abbiamo cenato insieme, alla sua tavola da lui apparecchiata. Era la prima volta che mangiavamo insieme noi due soli, ci siamo fatti un bel piatto di spaghetti.
Franco non sta bene. Vive con fatica, fisica e morale. Comunque vive ancora e cura la sua casa, abbastanza, anche a fatica, ma con attenzione.
Mi ha ricordato molto Manola, mi ha parlato di sua figlia Gea che lo aiuta molto e di suo figlio Matteo che vive lontano, ma a lui è sempre vicino.
Franco è un collezionista, metodico, non lascia spazio al caso, al disordine, al caos. Anche se il Caos se lo sente dentro,con la solitudine lo morde la malinconia, mi ha detto che vedermi per lui è stata una gioia, abbiamo ricordato la nostra gioventù e ne abbiamo anche riso.
La casa è riempita di "reperti dell'anima". Oggetti di varia natura, presentati in vetrine, teche, scaffali, quadretti e quant'altro si presti all'uopo, mi ha fatto vedere tante cose che lui tiene nascoste alla gente che in casa sua quasi mai viene.
Tutto ciò che è visibile in casa di Franco è presentato con ordine, precisione e gusto. Ma anche con amore. Il minimo quadretto incornicia un pezzo della sua anima. Certamente gli oggetti o le "raccolte" esposte in casa sua sono diverse centinaia (migliaia ?). Ed è solo la parte emersa dell'iceberg !
Per ogni cosa mostrata ce ne sono altre cento riposte nei cassetti dei suoi mobili, fatti su misura, nelle scatole tutte uguali (verdi), tutte organizzate in matrici tridimensionali : piano, riga, colonna.
Un vero museo, anzi tre, quattro, cinque musei in una sola casa ! Tutto selezionato, classificato, repertoriato e conservato con perizia ed amore. Nelle "stanze" della sua anima.
Insieme abbiamo scelto la foto di un oggetto recentemente fatto ed esposto da lui : un collage di perline di vetro (colorate) con farfalla (nera).
I colori delle perline che rappresentano la sua poesia e la sua vita,poesia bianche candide cristalline a 20 anni, poi la coscienza matura si fa azzurra pulita e la poesia è più impegnata, poi rossa rinasce dopo venti anni la poesia dalla passione assoluta in un nuovo amore travolgente, poi si fa nera AZRAEL si avvicina lo sente, poi nera come la morte nera la farfalla nera.
Poi ci siamo lasciati, chissà quando ci rivedremo, io vivo in Francia, ci siamo abbracciati forte, oltre l’abbraccio ci siamo scambiati anche il cuore i suoi pensieri sono dentro di me, i miei dentro di lui.

Oggi regalo al mio amico Franco la traduzione in francese di una delle sue poesie degli anni '70. La poesia 21 del suo libro "Il Viaggio e L'Urlo" edito da VIRIDIANA nel Settembre 1978. Il mio francese non è scolastico ma è invecchiato con me durante oltre quarant'anni di vita in Francia. La poesia di Franco invece non è invecchiata affatto. E' sempre quella dei nostri vent'anni, colmi di passione, di rivolta, di angosce. Risuonano i versi finali con i quali il poeta evoca i suoi demoni che lo incatenano, lo squassano e lo calpestano con la loro scorribanda sfrenata. Spero di aver restituito in una lingua diversa quella terribile immagine che Franco ha così crudamente fissato nella versione originale. Riccardo Brachi, Marzo 2023.
Manola
Manola Pirricchi, unita a Franco Faggi dal primo amore, da due figli Matteo e Gea, da quasi cinquant’anni di vita è dall’ultimo amore che solo una morte cieca e crudele riesce a spegnere. Manola muore, con Franco al suo fianco, il 14 Marzo 2021.
Il giorno prima Franco mi ha avvertito che Azrael è alle porte. L’ultima luce di vita Manola gliel’ha donata con una mano stretta ed un sorriso ineffabile ed un bacio destinato solo a lui come una definitiva benedizione d’amore.
Durante la notte un pensiero mi perseguita: Gea, Matteo …. li ho visti nascere si può dire, li ho visti bambini sorridenti, nelle braccia di Manola, nella barba di Franco ….
Una madre che muore è come una nave che affonda. Quante persone, quante cose affondano con lei !
Anche i superstiti sono comunque naufragati, una grossa parte di essi è andata a picco insieme alla madre/nave che muore/affonda.
Che dire ? Come spiegare ? Provo a scrivere qualcosa.
Oggi, due anni dopo quella tragica notte, Franco mi permette, anzi mi chiede, di condividere quel mio pensiero. Eccolo :
Titanic
Oggi muore un'amica cara, affonda
Nel mare plumbeo dei miei ricordi.
Anche affonda un altro volto, sognato
Nell’assenza grigia di giorni perduti.
Se ne vanno gli anni irrequieti
Del tempo delle rivoluzioni, sconfitte
Sepolte dal sedimento di usurate promesse.
I saloni gioiosi si son fatti deserti,
Nelle alcove sono disgiunti gli amanti.
Si attenua, balugina, poi si spegne
Delle fervide menti il chiarore, la forza
Del verbo si rompe, resta esangue, tace.
Appena avverto, come in una nebbia, ancora
I tratti ed i nomi di tanti che furono un tempo
Distinti e presenti, con me veri e viventi,
Ore e giorni, Illuminati e vissuti, ora consunti.
Affondano, anch’essi, figure evanescenti.
Fuori è gelida l’aria, e senza vento, chiare
Le stelle ed il mare calmo. Io sogno.
Mi assopisco e sogno.
È notte e sogno la notte.
Sogno un buio più fitto del buio.
Mi spengo.
Sento un sangue sempre più denso, scorrere,
Sempre più lento, più freddo, più oscuro.
Mi sovrasta una montagna di ghiaccio
Emersa come dal nulla, immanente.
E le sue radici sono profonde, ancorate
Nei fanghi della memoria di un vecchio in attesa.
Inamovibile ed impenetrabile, una porta
Invalicabile. Dura e tagliente, un nero diamante.
Sotto, nei comparti della macchina umana,
Si compie il dramma.
I setti si fendono, le bielle flettono,
Le travi, i pilastri, dislocati si accasciano.
La caldaia del cuore non più trattiene le fiamme,
Ansimano, come polmoni affogati, i pistoni.
Agonizza l’animale che fu elegante e forte. Si sfascia.
Che dire a chi resta ? Come spiegare ?
Ogni cosa che nasce corre incontro alla morte,
Ma quando accade, vorremmo
già essere assenti.
La Tour du Pin, 14 marzo 2021.
Riccardo, per Gea e Matteo e ........
Un libro postumo di Raffaello Pecchioli
Il quotidiano online Nove da Firenze del 25 Febbraio 2023 contiene un articolo dettagliato - che vi invitiamo a consultare cliccando su questo link - sulla presentazione, avvenuta presso la Biblioteca Lazzeriniana di Prato del libro postumo di Raffaello Pecchioli :
"Via delle Bocche del Lupo, 73
(sinfonia in Si minore per archi ed orchestra)"
Sollecitato ad intervenire dalla figlia Sara Pecchioli, Franco Faggi era presente ed ha preso la parola per ricordare al foltissimo pubblico presente, la dimensione poetica ed umana di Pecchioli.
Faggi ha evocato il legame di amicizia con Pecchioli che lo accompagnò nelle sue prove di poeta, per oltre vent'anni.
L'intervento di Faggi è stato definito "emozionante" dalla stessa Sara Pecchioli che gentilmente ci ha fornito la foto dell'intervento di Faggi.
Una poesia inedita di Franco Faggi - Febbraio 2023
Tu eri una rosa bianca
il mio amore bianco
in uno stinco di vetro
stavi sul mio petto per sempre,
il profumo mi avvolgeva compiuto
in un velo di nebbia di dolce taffetà,
carezzare con le labbra un petalo
nutriva l’amalgama del corpo e l’animo,
col tempo l’eterno bocciolo
diveniva sorridendo color carnicino
poi nel legar degli anni divenne
sempre più cremisi, carminio -
in una gelata estate io lo ghiacciai
divenne un immobile cristallo adamantino
non sentivo profumo ma lo aveva
mi rifletteva da ogni lato ma non lo vedevo,
lì rimase per anni sul tavolo del petto mio.
Finché potei le resi colore, alitai di fiato
l’amore in pastello colorato teneramente
la rosa sorrise e disse parole in musica
che riempiva la stanza del mio dentro
ormai vuota ma solo lei entrava piano
sempre più piano, ma poi si fece sera -
aren ùip erpmes aren ennevid iop
erenec ennevid òloicirbs is atlovopac
idrocir ien e itaugnassid ingos ieim ien
aibben olos esamir non ehc leuq esamir
inna otarud elibommi onillatsirc oiccaihg
otnev nussen acisum anussen eroloc nussen
etnenop etnavel occorisc elacerg oiccebil
àreilgoics ol iam onussen erouc oim len aro.
Una poesia inedita di Franco Faggi - Febbraio 2023
La mia notte non è la mia notte
vedo spesso due uccelli
dalle grandi ali e non hanno nome
volano verso un sole che si abbassa
lui sembra chiamarci senza voce,
un bianco filo di fumo sulla collina
mi profumerebbe d’ulivo o ginepro
le foglie dell’ulivo sono con me
loro mi dicono : sei una di noi,
giovani amici coi denti bianchi
mi spruzzano l’acqua del mare
nemmeno il sale in bocca mi sveglia,
una folla di ciuchini mi chiama
mi leccano le orecchie io rido,
a volte debbo estrarre il mio coltello
e sul filo di lama affronto il suo coltello
il sangue bagna le mie scarpe
l’erba mi accoglie mi fascia mi sana,
la mia notte non è mai la mia notte
nella stanza c’è l’ombra del suo profumo
la sua mano come un’ala di canarino bianco
mi sfiora la fronte la guancia e le labbra,
mi sorride il suo sorriso ed il mio sorriso
dura il tempo che non si misura,
un cane rosso uno nero ed uno grigio
mi salutano per baciarmi col naso di miele,
due cipressi si piegano avvicinano le punte
non per chinarsi a me, ma per chiacchierare,
poi il giorno, il giorno è di tutti
camminano parlano muovono le mani
ogni battito del cuore il tempo fugge
e non sanno, Dio mio non sanno sognare,
non guardargli negli occhi,
tu non hai la maschera, non guardargli
non stringere la mano, danzano si burlano di te,
voglio essere l’ala di un gabbiano
il collo del cigno, un ciclamino
nel ciglio angusto di un bosco che ha pianto,
non farti derubare dei sogni.